Gestire (il paese!) per emozioni?!

Il solco tracciato dalla destra è diventato così profondo che i nostri stanchi politici non si accorgono neanche più di quanto lontana è diventata la partecipazione e la democrazia. Molti, inascoltati, chiedono che il governo torni a "fare politica" e lasci la gestione degli accadimenti del "giorno dopo" alla struttura amministrativa troppe volte scavalcata da politici che cercano visibilità . Molte organizzazioni (e persone ) più avvedute stanno spingendo, ormai da tempo, il governo a sfruttare la crisi per dare una svolta al paese ma , per propri interessi di breve respiro, poche dicono con chiarezza cosa veramente bisognerebbe fare in questi casi. Molti, tutti, invocano la riforma della pubblica amministrazione e, guarda caso, la riforma delle pensioni, molti sono quelli che hanno tutto l'interesse di tenere lontano dalle proprie organizzazioni la scure di riforme vere.
Le domande che vengono spontanee:



  1. E' possibile gestire (efficacemente) il paese facendosi guidare dalle emozioni?
  2. E' questa la missione che noi cittadini affidiamo ai politici che elegiamo?
  3. E' mai possibile che l'attuale capo del governo dichiari la propria predilizione a disegnare e costruire le casette per i terremotati di fronte al disastro dell'economia nazionale e del mondo occidentale?
  4. E' giusto che un Presidente del Consiglio si autonomini Capo del Dipartimento Eventi&Disastri, rubando il mestiere (la parte pubblica del..) al povero Responsabile della Protezione Civile?
  5. Chi è rimasto a progettare e gestire la strategia per ridare competitività alla nostra economia reale?
  6. Dove sono finiti i precari che non vedono rinnovato il proprio contratto, gli operai in cassa integrazione, i licenziati senza alcuna garanzia, i colletti bianchi degli uffici di R&S o quelli delle gestione e programmazione, divenuti ormai un peso economico, i dirigenti di medio livello che non sono capaci di trovare un qualsiasi lavoro perchè ritenuti troppo istruiti o troppo anziani, tutti quelli che sono obbligati a dormire in macchina, i pensionati che si sono ridotti a mangiare alla Caritas?
E ancora, di più,



  • chi si sta curando dell'avvenire dei nostri figli, una non generazione che sta consumando i risultati di una intera vita di lavoro e delle conquiste dei propri genitori?
e infine,



  • chi sta ponendo le basi per il futuro dei figli dei nostri figli?
Nessuno!
Ma soddisfare questo bisogno non è, per caso e in democrazia, il compito della intera Società Civile e quindi della mediazione che nasce dal (più vivace possibile!) dibattito tra i politici delle varie parti (gruppi, associazioni, intellettuali, politici o persone) o ( in uno qualsiasi) dei partiti che ci rappresentano?
E allora, tenuto conto che:



  • Il bisogno di raggiungere al più presto possibile risultati è figlio della gestione per emozioni;
  • Il bisogno di ridurre le parti del gioco politico è figlio della prevalenza delle emergenze;
  • La politica, non essendo capace di darsi un progetto strategico di sviluppo si appropria della gestione della cosa pubblica;
  • I poteri forti non essendo in grado di riorganizzare le strutture pubbliche, o meglio per propri indicibili fini, mette nelle mani di imprenditori (naturalmente!) predaci la gestione di servizi che devono essere, (naturalmente!) senza profitti e pubblici;
  • I media (e una televisione da cortile!) hanno di fatto oscurato la classe produttiva del paese, quella classe:
    • che unica, paga le tasse, che paga, con i propri contributi, la sanità, che consuma, che, come formichine, conserva quote della propria retribuzione per pagarsi una futura pensione e qualche volta riesce anche a risparmiare,
    e
    • che divide, suo malgrado, tutte queste cose con l'altra parte del paese che non paga le tasse, che usufruisce di servizi sanitari che non paga, che pretende una pensione sociale per contributi che non ha mai versato, che vive agiatamente con i proventi di prestazioni non fatturate o di utili realizzati per servizi o prodotti scadenti e non confortati da adeguate specifiche che ne attestino la qualità.

bisognerà ripartire dalla indignazione dei cittadini ritrovando la democrazia e utilizzando i necessari pesi e contrappesi:

  1. mettendo nella giusta considerazione le priorità del paese, senza inseguire il solco tracciato dalla destra, ora miseramente e volutamente spostato verso temi importanti ma non (certamente!) esaustivi come la riforma (nel senso della riduzione e della privatizzazione!) della amministrazione pubblica, della riforma delle pensioni (dei dipendenti privati!), della scuola (che vuole privata!), la riforma della giustizia (che vuole piegata al potere politico!) o della pubblica sicurezza (affidata alla repressione più che alla prevenzione!), ecc.
  2. ritornando ad interessarsi dei fatti economici nel loro complesso, senza elusioni e senza favorire (esclusivamente!) la finanziarizzazione delle imprese o genericamente chi produce, con l'imperativo di favorire a qualunque costo i consumi , evitando di favorire chi produce oggetti di bassa qualità (molto spesso vere porcherie) o chi produce in nero ed evitando di realizzare opere pubbliche troppo spesso inutili e faraoniche .
in uno, bisognerà

governare i fatti economici della imprenditoria nazionale riconoscendoli e orientandoli verso la innovazione, la qualificazione, l'utilità e l'eccellenza!

Credo che ciascuno di noi, quelli che hanno a cuore una "Politica" che serva il paese, quelli che si stanno ponendo alcune domande e che per questo stanno protestando con vigore o con l'astensione, o quelli che stanno chiedendo (con altrettando vigore!) più equità sociale, sia cosciente che il paese debba

riformulare le proprie priorità per ripartire dal posto in cui la passata generazione lo ha lasciato,

tenendo bene in conto che:


    1. in termini di volume di mercato interno, il nostro è un piccolo paese, insufficiente per una qualunque impresa che voglia essere sul mercato di massa,
    2. il livello di vita dei nostri cittadini non è congruente con il livello di Valore Aggiunto generato dalle nostre imprese,
    3. il 91,8% delle città e il 64% dei cittadini vive in piccole comunità soggette alla gestione di una cerchia di pochi amministratori mal controllati e con interessi di breve respiro,
    4. la condizione di paese europeo largamente sovvenzionato da danari pubblici ha di fatto bloccato lo sviluppo e favorito il malaffare,
bisognerà:



  • favorire la ricostruzione di un tessuto industriale che sappia stare sul mercato (se possibile globale);
  • lavorare per un incremento costante del Valore Aggiunto per unità di prodotto, oltre che per unità di lavoro;
  • anticipare (in termini di priorità!) gli investimenti pubblici che possano produrre autonomia e risparmi economici futuri per il paese e per le imprese (p.e. investendo sul risparmio di energia!) e rivisitando specifiche spesso manipolate (evitando p.e. che le nuove vie di comunicazione viaggino su enormi ed inutili piloni di cemento),
  • investire i fondi disponibili in un piano quinquennale di premialità realizzando tra imprese, università e ricercatori consorzi (virtuali e tasse&contributi free!) di Ricerca&Sviluppo su progetto;
  • abbandonare la via (perdente! o perduta) della riduzione dei costi dei servizi pubblici a .... tutti i costi;
  • investire nella scuola, nella formazione professionale, nei rapporti con la società civile e nella europeizzazione dei giovani;
  • favorire la manutenzione e la valorizzazione dei beni (gli edifici, gli opifici, le ex strade statali, ecc.) non utilizzati (riducendo lo spreco di territorio!) ed il riuso dei rifiuti,
  • istituire una Agenzia per la qualità (specifiche e tracciabilità! ) dei servizi e dei prodotti pubblici e privati;
  • aumentare la quota di welfare ( sanità, assistenza, pensioni, ecc. ) a favore dei cittadini;
  • trattare con equità (separandole dal welfare!) la gestione degli ammortizzatori sociali ( flessibilità del lavoro, cassa integrazione, prepensionamenti, ecc.) considerandoli (come realmente sono!) investimenti in partecipazione al rischio di impresa e non (come purtroppo oggi avviene) supporto ai lavoratori;
  • riorganizzare la macchina delle istituzioni pubbliche, attraverso la separazione netta dal potere politico (costituendo Agenzie!), il recupero dell'autorità della dirigenza, disegnando le responsabilità dei singoli in termini di rapporto con il cittadino e non in termini di rapporto con la fase di lavoro svolto, investendo in tecnologie informatiche (certe!) ed in trasparenza;
  • ricostruire il rapporto di fiducia tra cittadino e le istituzioni pubbliche di primo livello, gli amministratori locali, attraverso la pubblicità degli atti e ricostruendo la rete delle regole e dei controlli attualmente previste dalla 267;
  • Riconsiderando la definizione di "classe demografica". Un parametro ormai obsoleto che ritiene di rappresentare la dimensione (economica!) del comune o dell'intero paese dal numero dei suoi residenti. Un metodo basato sulla "immobilità" della popolazione che discrimina tra cittadini e residenti.
dicendo basta con la vecchia politica delle privatizzazioni selvagge, politica ormai dapertutto nel mondo occidentale ritenuta estremista e dannosa come lo è stata la politica del tutto pubblico.
Lasciando ad una Pubblica Amministrazione rigenerata e responsabilizzata la gestione dei servizi pubblici (Lotta all'evasione, Sanità, Scuola, Giustizia,eee.).
Avviando un programma di accompagno dei giovani verso i diritti&doveri nel rapporto con la società civile e formando sopratutto le giovani (future mamme di futuri cittadini!). Offrendo una chance di partecipazione (alla esperienza) degli anziani. Lasciando alla coscienza e alla sapienza delle persone le questioni morali ed etiche.
Costruendo (o prendendo in carico!) un sistema di regole che orientino le imprese verso un rapporto socialmente corretto con i propri stakeholders.
Ma anche abbandonando idee di gestione (coercitiva!) della politica, tipo il bipartitismo o il bipolarismo (ed il teorema segretario/presidente primo ministro!) che sia.
La richiesta alla politica è di maggiore partecipazione e maggiore democrazia: tutte le voci devono essere ascoltate (con un piccolo sbarramento!), anche a scapito dei tempi delle decisioni (che ritornano ad essere finalmente solo strategiche!), gli amministratori (opposizione e maggioranza!)devono riacquistare il proprio ruolo (altro che Presidente sindaco!), i partiti devono accettare la contaminazione di tutti e smetterla di essere un partito-azienda o peggio una azienda-partito.
Il nostro obiettivo: gli amministratori a tutti i livelli devono avere caratteristiche ed indipendenza (dalla incontinente ricerca del voto!) per potersi assumere l'onere di prendere decisioni (anche impopolari) che saranno, con questo programma, strategiche e non solo contingenti.

Tutti gli altri problemi che la sensibilità della società civile ci impone di risolvere potranno essere affrontati con le priorità loro assegnate dopo.

Un programma utopico? No, un programma necessario per permettere al paese di superare uno scalino importante che permetterà l'avvio verso un futuro.

Un govervo forte di una consistente maggioranza parlamentare e determinato ha tutti gli strumenti per raccogliere le risorse economiche necessarie nel breve.

Il problema vero è la scelta sul tipo di investimenti da scegliere.

Reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, l'unica forma di finanziamento dei comuni, se pur nella forma del esenzione per le classi deboli, riaccatastamento delle abitazioni, anagrafe dei cittadini possessori di seconde case, equiparazione della tassazione delle rendite finanziarie con la tassazione corrente, divieto per i soggetti titolari di partita IVA e per i fornitori di prestazioni professionali di utilizzare il proprio nome e cognome per la propria attività e riduzione all'1% dell'IVA, cedolare secca per gli affitti con possibiltà di recupero da parte del fittuatario, sono alcuni dei provvedimenti per raccogliere le risorse.

Fondi rotatori per i progetti di ricerca e di innovazione, finanziamento a costo zero dei progetti della green economy specie quelli che procurano un minore importazione di energia fossile; card di formazione e specializzazione per i giovani; supporto alle aziende agricole forestali per il recupero e la stabilizzazione del territorio; separazione delle attività finanziarie dalle attività economiche delle imprese e sopratutto delle banche, sostegno alla creazione di imprese innovative favorendo lo spin off,
introduzione del cartellino di prodotto e delle specifiche per prodotti e servizi; utilizzo degli anziani, incentivandoli, per attività sociali o per le amministrazioni pubbliche locali, disponibilità, a costo zero, di dati, informazioni (Camere di Commercio, ACI, ISTAT, ecc.)di specifiche(UNI) via internet, incentivazione delle aziende a fornire gratuitamente a tutti via internet informazioni tecniche e commerciali, più massicccio e concreto di utilizzo di internet per l'amministrazione pubblica, ecc. ecc.; i possibili utilizzi.



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